LA BATTAGLIA DI TOBRUK E MIO NONNO - 21/01/1941
21.01.2022

24/01/1941. Carri M13 ed M11 catturati dagli australiani a Tobruk. Colonne di fumo si levano dal porto.
Nell'ambito dell'operazione Compass, il 21 gennaio 1941 i britannici danno inizio all'attacco a Tobruk. La città, già circondata dal nemico, possedeva non sufficienti forze a difesa, tuttavia era dotata di una notevole cinta fortificata; in uno di quei bunker c'era mio nonno, Sebastiano Parisi, mitragliere nella Guardia alla Frontiera.
Dopo un violento bombardamento da terra, mare (monitore Terror, tre cannoniere e tre cacciatorpediniere) e cielo (Wellington), alle 5.40 del 21 gennaio 1941 comincia l'assalto della 6ª Divisione australiana, supportato da carri pesanti Matilda.

Soldati australiani dopo la cattura di Tobruk.

Soldati australiani prelevano acqua da un camion cisterna italiano.
Alle 13.00 gli italiani contrattaccano, mandando avanti anche gli ultimi 7 M11 disponibili e l'assalto britannico è temporaneamente bloccato. Tuttavia l'esiguità del contingente italiano non permette ulteriori successi e nel tardo pomeriggio l'intervento della 7ª Divisione corazzata britannica è risolutivo: è sfondato il perimetro occidentale e a sera quasi metà di tutta la cinta difensiva è caduta in mano al nemico.
Alle 4.15 del 22 gennaio l'incrociatore San Giorgio, che ben aveva coadiuvato la difesa italiana, è autoaffondato dal suo equipaggio nel porto.
La battaglia è perduta e gli ultimi capisaldi italiani si arrenderanno tra le giornate del 22 e del 23 gennaio.
Alle 4.15 del 22 gennaio l'incrociatore San Giorgio, che ben aveva coadiuvato la difesa italiana, è autoaffondato dal suo equipaggio nel porto.
La battaglia è perduta e gli ultimi capisaldi italiani si arrenderanno tra le giornate del 22 e del 23 gennaio.

22/01/1941. Un reparto anti-carro australiano entra a Tobruk.

Sebastiano Parisi, mitragliere della Guardia alla Frontiera di stanza a Tobruk.
Tra le migliaia di prigionieri c'è pure mio nonno, catturato il 21 gennaio. Lo aspetterà una dura marcia verso l'Egitto, poi un viaggio per mare fino al Sudafrica. Terminerà la prigionia in Inghilterra e sarà rimpatriato nel 1946.
Tanti anni dopo, ormai anziano, una radiografia rivelerà la presenza di una scheggia di bomba in una sua gamba. Era il segno fisico e indissolubile che lo legava ancora a quella battaglia in terra africana, dove restò ferito.
Io e mio fratello Filippo nostro nonno non lo conoscemmo, egli morì appena un mese e due giorni dopo la mia nascita, nel 1992. Ma divenuti più grandi, quelle domande che rivolgevamo al papà e ai parenti si fecero più insistenti e le risposte cominciarono a diventare indizi. Da quegli indizi approfondimmo sui libri, poi cercammo i documenti. Iniziò la ricostruzione della storia di nostro nonno in guerra e in prigionia, una ricerca che prosegue sempre, ogni qualvolta possa aggiungersi un dettaglio in più. E il nostro sogno è di poter un giorno visitare Tobruk, il Sudafrica e (forse più semplice) il campo dove fu detenuto in Inghilterra.
Mio nonno era uno dei tanti ragazzi di allora che, chiamati a fare il proprio dovere, partirono, per andare a combattere e forse a morire. Tanti anni della giovinezza donati alla Patria, sulla linea del fuoco e poi dietro i reticolati, ad aspettare, resistere, per un tempo indeterminato.
Onore a questi ragazzi, onore a te nonno; ho il grande onore di portare il tuo nome, cosa che mi rende fiero e mi spinge a fare sempre meglio.
Tanti anni dopo, ormai anziano, una radiografia rivelerà la presenza di una scheggia di bomba in una sua gamba. Era il segno fisico e indissolubile che lo legava ancora a quella battaglia in terra africana, dove restò ferito.
Io e mio fratello Filippo nostro nonno non lo conoscemmo, egli morì appena un mese e due giorni dopo la mia nascita, nel 1992. Ma divenuti più grandi, quelle domande che rivolgevamo al papà e ai parenti si fecero più insistenti e le risposte cominciarono a diventare indizi. Da quegli indizi approfondimmo sui libri, poi cercammo i documenti. Iniziò la ricostruzione della storia di nostro nonno in guerra e in prigionia, una ricerca che prosegue sempre, ogni qualvolta possa aggiungersi un dettaglio in più. E il nostro sogno è di poter un giorno visitare Tobruk, il Sudafrica e (forse più semplice) il campo dove fu detenuto in Inghilterra.
Mio nonno era uno dei tanti ragazzi di allora che, chiamati a fare il proprio dovere, partirono, per andare a combattere e forse a morire. Tanti anni della giovinezza donati alla Patria, sulla linea del fuoco e poi dietro i reticolati, ad aspettare, resistere, per un tempo indeterminato.
Onore a questi ragazzi, onore a te nonno; ho il grande onore di portare il tuo nome, cosa che mi rende fiero e mi spinge a fare sempre meglio.
Grazie.
21 gennaio 1941 - 21 gennaio 2022

L'incrociatore San Giorgio semiaffondato a seguito dell'auto-sabotaggio.